Turismo arboreo: riscoprire se stessi nella natura
Camminare è una della passioni più antiche. La stagione del foliage riaccende il desiderio per le passeggiate e i pellegrinaggi, alla ricerca di antiche foreste. Non è solo una moda turistica, ma un bisogno profondo di ricongiungersi con la natura. Ce lo spiega meglio il cercatore d’alberi Tiziano Fratus.
Un viaggio nel tempo
«Andai nei boschi perché desideravo vivere in modo autentico. Per affrontare soltanto i problemi essenziali della vita, per vedere se avrei imparato quanto essa aveva da insegnare, e per non scoprire, in punto di morte, di non aver vissuto». Non è stato l’inizio, ma certo il “Walden” di Henry David Thoreau è il primo riferimento che torna alla mente quando si parla di turismo arboreo. Ma anche di immersione nella vegetazione, di viaggi alla scoperta di alberi antichi e grandi foreste, da visitare in pellegrinaggio come cattedrali verdi secolari. Una passione trasversale e diffusa; una moda, forse, ma di sicuro non estemporanea. Soprattutto il riflesso di un bisogno primitivo di ri-connettersi con la natura e con le altre forme di esistenza.
Conoscere la natura e riconoscere se stessi
«È vero, oggi vanno di moda studi e ricerche sui benefici dell’immersione nel verde. Ma è piuttosto normale che da sempre le persone cerchino sollievo, sfogo e una forma di meditazione nel contatto con gli alberi e la natura». A Tiziano Fratus, scrittore e poeta ma soprattutto “uomo radice”, come lui stesso si definisce, non piace gridare al fenomeno di costume.
Da circa un decennio, la sua personalissima cifra stilistica nonché la sua missione letteraria e di vita, è la ricerca, la conoscenza e il racconto di alberi e foreste. Dal giorno in cui, durante un viaggio in California, incontrò le sequoie millenarie di Big Sur, Fratus è diventato un Homo Radix: «una persona – spiega – che attraversa il paesaggio e cerca di disegnare radici e connessioni con il mondo naturale. Che siano estetiche, spirituali, storiche, culturali». «Ho maturato allora il desiderio di andare alla ricerca di alberi vetusti, visitarli, raccontarne la storia, capire che emozioni mi davano».
Ne è nata una corposa costellazione editoriale, in cui l’autore traccia le sue “alberografie” come ritratti di personaggi narrativi. Dà corpo anche a quella che ha battezzato Dendrosofia, ovvero la conoscenza di tutto ciò che riguarda gli alberi – dalla botanica alla storia, dalla letteratura agli utilizzi dei legnami. «All’inizio – racconta – gli editori temevano fosse un argomento troppo di nicchia. Io non me ne sono mai preoccupato. Sapevo che il rapporto con il mondo vegetale appartiene da sempre all’esistenza quotidiana delle persone. E spesso la gente che incontro durante conferenze e workshop ha le sue storie personali e i suoi aneddoti familiari legati alla presenza di un albero».
Un trend naturale
Ma se Fratus non ama parlare di mode, non si può tuttavia negare che ci sia oggi una particolare fioritura di pubblicazioni arboree. Dai benefici del forest bathing (o shinrin yoku, per usare il termine giapponese originale) all’abbraccio dei tronchi, dall’interpretazione del linguaggio vegetale ai libri sui pellegrinaggi verdi. Per non parlare poi degli alberi come soggetti prediletti dall’incontenibile smania fotografica da social. Su Instagram spopolano hashtag come #treeporn o, soprattutto in questa stagione, #foliage e #leafpeeping, espressione colloquiale con cui gli americani indicano l’ormai tradizionale turismo che segue il cambio di colore stagionale delle foglie.
Diffusione oltreoceano
Così come gli autori del Rinascimento Americano (Thoreau, Emerson, Whitman) sono il riferimento letterario più immediato per quanto riguarda la meditazione in natura e nei boschi, anche la moda turistica del foliage nasce in Nord America. «Stati come il Vermont, il Wisconsin, il Maine o gli stati canadesi – spiega Fratus – offrono una varietà di specie arboree con un’incredibile gamma di colori autunnali, dal rosso al giallo. Ad esempio l’Acero Saccarino, il Liquidambar, il Ginko».
Negli ultimi anni la passione per il cambio stagionale delle foglie è arrivata anche in Italia. «Qui da noi però le piante non hanno la stessa varietà cromatica delle specie americane. Virano più omogeneamente sui toni del giallo, come i faggi o i larici, unica specie di conifere a perdere gli aghi. Si possono comunque ammirare splendidi paesaggi, come sullo Stelvio o, in Piemonte, nella selva di Chambons, di fronte a Fenestrelle, dove amava passeggiare De Amicis».
Spunti verdi
In ogni caso, che le fronde siano verdi e rigogliose come in primavera o che ci si aggiri fra i rami spogliati dall’inverno, sarebbe importante non limitarsi alla smania di vedere e fotografare. Ma imparare, con attitudine più meditativa che turistica, ad abbandonarsi alla natura, a lasciarsi abitare da essa per ritornare, come scrive Fratus «al cuore selvatico della nostra immaginazione».
Si può raggiungere questa sinergia anche attraverso soluzioni alternative, come immergendosi in un libro o tuffandosi nell’ombra degli alberi, prima osservati da un finestrino.
Uomo radice
«C’è una grammatica che attende soltanto di essere parlata, una lingua che abbiamo dimenticato allontanandoci dal cuore selvatico della nostra immaginazione: qualcuno la chiama boschese, qualcuno la chiama naturalezza, qualcuno la chiama selvatichezza. Ma non importa il suono delle parole che adottiamo, conta piuttosto il nostro fare ritorno alla radice dell’esistenza. A quel posarsi d’una foglia al suolo, al levarsi del sole, ogni mattina, da dietro le montagne».
Da oltre un decennio, Tiziano Fratus va perfezionando il concetto di Homo Radix, attraverso una pratica quotidiana di meditazione nella natura e la disciplina da lui battezzata Dendrosofia. La sua corposa produzione letteraria e poetica comprende titoli come “Il bosco è un mondo” (Einaudi), “Manuale del perfetto cercatore d’alberi” (Feltrinelli), “Ogni albero è un poeta” (Mondadori), “Il libro delle foreste scolpite” (Laterza), “I giganti silenziosi” (Bompiani).
Leggere la foresta
Per quarant’anni Daniele Zovi ha prestato servizio nel Corpo Forestale dello Stato, prima come ufficiale poi come dirigente.
Ha vissuto in mezzo alle piante, ha percorso innumerevoli sentieri, ha contemplato gli alberi più antichi della Terra. Ha anche perlustrato foreste vergini e persino fossili, ha osservato, catalogato, analizzato cortecce e radici, fronde e resine. Soprattutto, ha imparato ad ascoltare quel flusso di energia, che, dentro un bosco, circola tra i rami, «come un sussurro, o a volte come strepiti e grida».
Ora la sua esperienza, arricchita da magnifiche fotografie, è raccolta nel libro “Alberi sapienti, antiche foreste” edito da Utet. Una vera e propria guida per leggere i segreti di
ogni bosco.
Foliage in treno
Perché limitarsi alle passeggiate? La bellezza del bosco autunnale si può ammirare già dal treno, con il vantaggio del colpo d’occhio su vallate e versanti montani rivestiti di sfumature ocra e oro.
Ad esempio, la tratta ferroviaria Vigezzina-Centovalli, che collega l’Italia alla Svizzera, organizza viaggi appositamente studiati per godersi il foliage delle valli del Nord Italia. Il tragitto dura un paio d’ore, per un percorso di poco più di 50 chilometri che da Domodossola, in Piemonte, arriva fino a Locarno, sul Lago Maggiore. È possibile spezzare il viaggio in tappe, scendendo alle diverse fermate per camminare fra gli alberi.
di Giorgia Marino
Foto di Tiziano Fratus
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