Intonaco marocchino per le calde case italiane
Da qualche anno l’intonaco marocchino noto con il nome di Talekt è apprezzato anche in Italia, dove viene impiegato soprattutto per le finiture di bagni e cucine e rappresenta una valida alternativa all’uso delle piastrelle. È infatti molto resistente a umidità e calore.
Marta Sorrentino, un architetto genovese di 34 anni, lo ha proposto a diversi clienti dopo averne appreso i segreti dal “maestro” Nino Longhitano, un artigiano siciliano che vive e lavora a Torino e importa la calce direttamente dal Marocco.
L’origine del Tadelakt
Nelle piane semideserte di Marrakesch, a metà tra il confine algerino e l’Oceano Atlantico, da più di un millennio gli artigiani berberi raccolgono le pietre calcaree dal sottosuolo e le cuociono in fornaci alimentate a legna, ottenendo una calce debolmente idraulica e dalle caratteristiche uniche. La polvere, mischiata ad acqua e pigmenti colorati, diventa la base del Tadelakt (dal verbo “dalaka”, cioè “massaggiare”), un’antica tecnica per la realizzazione di rivestimenti pregiati. Una lavorazione molto diffusa nei Paesi Arabi e utilizzata soprattutto per la decorazione degli hammam, i bagni turchi dove pareti e piscine appaiono lucidi alla vista e morbide al tatto.
Come si lavora l’intonaco marocchino
La lavorazione del Tadelakt è una sorta di rituale, con passaggi definiti da secoli e una manualità che va oltre la semplice posa del materiale. A cominciare dalla prima stesura della calce, diluita con acqua e mischiata ai pigmenti naturali, che coprono un’ampia gamma cromatica, dai toni più accesi a quelli più opachi, così da soddisfare i gusti dei clienti più esigenti. «Anche se può sembrare superfluo – spiega Marta Sorrentino – è fondamentale utilizzare gli strumenti giusti, quelli della tradizione, una semplice cazzuola “a lingua di gatto” per spalmare l’impasto e un frattazzo in legno di cedro per stenderlo sulla superficie da rivestire, in precedenza resa ruvida per consentire una presa migliore della calce». Dalla prima alla seconda mano i tempi non sono mai certi: la parete può asciugarsi in qualche ora o impiegare più tempo e ciò dipende anche dalle condizioni ambientali.
È l’artigiano a dover capire quando è il momento giusto per procedere con la stesura dello strato successivo, che comunque non deve mai superare i 4-5 millimetri di spessore.
Passaggi tecnici
La tecnica entra nel vivo con il massaggio tipico del Tadelakt, eseguito utilizzando due pietre di fiume tagliate in modo tale da consentire uno sfregamento morbido, capace di eliminare le imperfezioni e chiudere eventuali fori: un buon rivestimento non deve avere crepe o buchi, perché una volta solidificata la calce risulterebbe fragile.
Qualunque sia l’ambiente da rifinire, soprattutto se si tratta di bagni e cucine, è necessario rendere impermeabile il rivestimento. A distanza di 24 ore dall’ultima passata di calce, si diluisce in acqua il sapone nero marocchino ricco di olio d’oliva e si spalma con un pennello sulla superficie ancora opaca, fino a quando calce e sapone non diventano un’unica cosa.
L’ennesimo massaggio con le pietre di fiume garantisce la lucentezza tipica del Tadelakt, che a distanza di 20 giorni può essere trattato con cera d’api e cera di carnauba. Un passaggio che non è previsto nella lavorazione tradizionale, ma che assicura un’ulteriore protezione.
I pavimenti in Tadelakt
La tecnica del Tadelakt può essere utilizzata anche per rivestire i pavimenti e il risultato finale è davvero unico.
Il massaggio eseguito con le pietre di fiume sull’impasto di calce crea delle ondulazioni naturali e un particolare effetto controluce che, a seconda del pigmento utilizzato, rende l’ambiente molto suggestivo. A differenza degli altri impieghi, la tecnica per realizzare un pavimento è più complessa. Occorre innanzitutto livellare il massetto grezzo (di solito realizzato in cemento o calce) e solo a quel punto applicare la calce, non più di 6 millimetri.
Successivamente, con le pietre tagliate ad hoc si massaggia il pavimento, rendendolo levigato e lucido. Una o più mani di olio di lino sono consigliate per rendere la superficie più resistente agli urti.
Per informazioni è consultabile il sito Tadelakt.it
DI MARCO PANZARELLA
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