I segreti dei giardini in miniatura raccolti in un libro
Una foresta di salici in un angolo del balcone o una giungla tropicale in bagno, una selva di piante carnivore sul davanzale della cucina o una rilassante verde collina sulla scrivania.
«A chi serve un giardino grande quando si può piantare un paesaggio in un vaso, o un intero ecosistema in un vasetto da marmellata?».
Holly Farrell, autrice del manuale “Coltivare giardini in miniatura” (Il Castello Editore) non ne ha mai fatto questione di dimensioni. Il buon giardinaggio, dice, prescinde dalla metratura:
«La scala ridotta non diminuisce certo il valore o la bellezza di uno spazio verde creato con passione. E anche sul piano pratico, non c’è poi così tanta differenza fra un giardino in miniatura e uno normale: le piante hanno gli stessi bisogni, qualsiasi sia la loro dimensione».
Formatasi presso la storica Royal Horticultural Society, la più importante associazione di giardinaggio britannica nonché una delle più celebri al mondo, Farrell ha un approccio piuttosto pragmatico al mondo, per altri versi un po’ fiabesco, dell’orticoltura miniaturizzata.
«Non ci vedo una particolare mistica. Questi piccoli allestimenti verdi sono semplicemente un modo, per chi non ha grandi spazi esterni a disposizione, per pensare un po’ fuori dagli schemi e utilizzare i vasi domestici per creare qualcosa di diverso dalla solita pianta da appartamento».
La mistica, tuttavia, non si può negare. La coltivazione di giardini in miniatura affonda infatti le radici – è davvero il caso di dirlo – in tradizioni anche antichissime. Come l’arte orientale dei bonsai, nata in Cina e migrata in Giappone, dove è diventata una vera e propria pratica meditativa zen. O l’usanza tutta anglosassone di costruire minuscole oasi verdi, corredate di porticine, sedie e fontanelle, per attirare il “piccolo popolo”, il leggendario consesso di fate, elfi, folletti e spiriti della Natura di cui pullula la mitologia celtica.
Che si voglia creare una dimora accogliente per le fate o semplicemente allestire il proprio angolino vegetale, prendersi cura di un giardino, anche se ridotto ai minimi termini, ha comunque sempre le stesse regole: acqua, luce, nutrimento, potature regolari e controllo delle infestazioni. Con qualche accorgimento in più se si vuole mantenere a lungo la taglia small delle proprie creazioni. Tanto per cominciare, consiglia Farrell, quando si comprano le piantine è meglio prenderle nei vasi più piccoli in commercio, quelli dal diametro di 9 centimetri. Per quanto riguarda le specie, la tipologia varia a seconda del giardino che si ha in mente: fiori di campo e piante aromatiche sono profumati e piuttosto autonomi; muschi e licheni sono la perfetta base per realizzare mini-paesaggi e non crescono in altezza; le succulente o piante grasse sono molto gettonate per modellare piccoli panorami rocciosi. Mentre per chi vuole osare di più, si può tentare con una giungla in vaso di piante tropicali, tra le più diffuse specie da appartamento, o addirittura con una foresta di conifere in miniatura. In questo caso diventa fondamentale la potatura, o meglio sarà necessario “cimare” (togliere le punte) per contenere la crescita. Lo si può fare su alcune piante, oppure accorciare le radici.
«In generale – spiega Farrell – le piante cresceranno mantenendo equilibrata la proporzione tra radici e germogli».
La scelta del contenitore, infine, determinerà lo stile e lo sviluppo stesso del giardino in miniatura. Si va dal classico vaso di terracotta, magari basso e largo per meglio disegnare il mini-paesaggio, al riuso dei cocci per creare divertenti terrazze e scalinate verdi; dalla scatola di legno, in cui piantare un vero prato, al tappo di sughero scavato; dai secchi, per accogliere piccoli parchi acquatici, fino ad ampolle, campane o barattoli in vetro, trasformati in terrari che racchiudono sorprendenti ecosistemi miniaturizzati. Forse le fate non ci andranno ad abitare, ma la fantasia di certo avrà modo di spaziare. Anche entro un diametro di pochi centimetri.
Di Giorgia Marino
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