In Natura non esistono rifiuti. Risorse ed energia fanno parte di un ciclo infinito che rigenera se stesso: dalla culla alla culla. La via senza ritorno che invece dalla culla porta alla tomba, o meglio alla discarica, è una deviazione sciagurata introdotta dal modello ancora dominante dell’economia lineare. Un paradigma che oggi non possiamo più permetterci.
Dalla culla alla culla
Se di economia circolare ora parlano un po’ tutti, gli americani William McDonough e Michael Braungart già nei primi anni ’90 avevano però cominciato a pensarci concretamente, partendo dalle basi del processo produttivo: il design. È nato così, come nuovo approccio rigenerativo alla progettazione di oggetti, materiali e sistemi, il paradigma Cradle to Cradle, ovvero “dalla culla alla culla”.
Si tratta di un metodo “biomimetico“, che aspira a rimodellare i processi industriali sull’esempio della Natura. McDonough e Braungart vanno oltre il concetto di sostenibilità, creando sistemi in grado non solo di minimizzare gli impatti negativi sull’ambiente, ma di produrne di positivi. Capaci cioè di rigenerarsi, di entrare in tutto e per tutto nel ciclo biologico, proprio come farebbe un albero.
L’idea è talmente suggestiva da sembrare lontana dalla pratica. Ma in realtà il metodo C2C è totalmente ancorato alla concretezza del settore per cui è nato, cioè il design industriale e la produzione manifatturiera, di cui considera nel dettaglio materiali e processi, risorse e consumi energetici. Da lì ha ora cominciato ad estendersi all’edilizia, all’urbanistica, ai sistemi economici e sociali.
Nel 2012 il protocollo registrato C2C è diventato un organismo no profit: il Cradle to Cradle Products Innovation Institute. La certificazione valuta prodotti di svariate tipologie sulla base di cinque parametri fondamentali: la salubrità dei materiali, la loro riciclabilità. Ma anche l’uso di energie rinnovabili nel ciclo di produzione, la gestione delle risorse idriche e l’equità sociale. […] Segue
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di Giorgia Marino
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