L’abitare al centro
La parola “smart city” rischia di diventare un’etichetta ideologica per sdoganare approcci “furbi” e superficiali. Il termine “green” spesso si riduce a una “verniciatura” vegetale senza nessuna considerazione per le modalità abitative che vengono proposte e sono ormai obsolete…
Una città intelligente? Quella capace di porsi due obiettivi fondamentali, cioè l’inclusività sociale e l’uso consapevole delle risorse. Tutto quello che esula da questi due aspetti non è intelligente e non serve. Consumare meno evitando gli sprechi e distribuire più equamente per diminuire le diseguaglianze è smart, oltre che l’unica sostenibilità da perseguire davvero, anche in ambito urbanistico, architettonico e abitativo.
La “tecnologia intelligente” è lo strumento giusto? In realtà “smart” può anche essere tradotto come “furbo”, tendenza italica da sempre molto praticata. Negli anni Novanta, passai un’estate in una città della Svezia per un convegno estivo di architetti. Ero andato in macchina e mi colpì constatare come i semafori davano quasi sempre via libera. La spiegazione era semplice: c’erano dei radar che verificavano la presenza di auto, e se non ce n’erano nella direzione opposta davano subito via libera…
Articolo pubblicato su Casa Naturale di maggio – giugno 2022
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