Costruire una casa in legno: naturale e antisismica
Quando si parla di costruire una casa in legno non si pensa solo alla tecnologia e al rispetto per l’ambiente, ma anche alla sicurezza. E alla resilienza. Per essere considerata antisismica una casa deve essere infatti in grado di resistere anche a scosse violente di terremoto, senza crollare o per lo meno senza subire cedimenti alle strutture portanti. Deve quindi resistere a torsioni, flessioni, deformazioni e vibrazioni. Per questo, va costruita secondo precisi criteri e utilizzando i materiali più adatti. «Non è un caso se uno di questi è il legno», spiega Bernardino Chiaia, docente di Scienza delle costruzioni e vice Rettore del Politecnico di Torino, «perché ha delle qualità intrinseche che ben si prestano allo scopo, come la leggerezza. Il suo peso specifico è infatti anche un terzo di quello del calcestruzzo, addirittura un ottavo e fino a un decimo di quello dell’acciaio.
Più flessibile, più leggera, più forte
A parità di tutto il resto (tipo di edificio, metri quadrati, altezze, aperture, ecc.), il peso della struttura è molto più basso. E di conseguenza lo è anche l’intensità delle forze d’inerzia eccitate dal sisma».
«Ma non solo – prosegue Chiaia – il legno è anche naturalmente elastico e quindi può facilmente sopportare importanti deformazioni senza rotture».
Per costruire una casa antisismica, esiste una normativa che regola alcuni aspetti: la dimensione minima e massima dei pilastri, la simmetria e regolarità degli ambienti, i pesi equamente scaricati su travi e pilastri.
«Ma l’importante – spiega Chiaia – è partire dalle fondamenta. Nel caso degli edifici in legno, le strutture sono più leggere e quindi scaricano meno rispetto agli altri materiali. Ciò non toglie che necessitino comunque alla base di una fondazione adeguata, che può essere superficiale o puntiforme. E che, senza dubbio, dev’essere in cemento armato».
La struttura di una casa in legno
«Per le case in legno, le tecniche costruttive sono sostanzialmente due: quella con pannelli incrociati X-lam e quella con pilastri puntiformi e travi. L a prima è caratterizzata dalla rigidezza nel piano orizzontale, che invece la seconda non ha.
Ma in generale dal legno si ottengono strutture leggere ed elastiche, con connessioni che possono essere anche piuttosto lasche tra un pannello e l’altro, o tra pilastri e travi: tutte caratteristiche imprescindibili per una buona struttura antisismica». Prosegue Chiaia: «Un aspetto a cui fare particolare attenzione quando si costruisce in legno è il tetto.
La struttura deve essere infatti in grado di sopportare carichi anche molto pesanti, come per esempio in alta montagna, dove può essere coperto all’improvviso da strati di 3 o 4 metri di neve. In questi casi, la struttura va preventivamente dimensionata a dovere. Ma dal punto di vista sismico, la cosa importante è che il tetto sia “non spingente”, in modo che, nel momento in cui arriva un’azione dinamica improvvisa (come, appunto, una scossa di terremoto), le sovrasollecitazioni non inducano spinte indesiderate sulla sommità delle pareti portanti».
Ottimo per rinnovare e per la manutenzione
L’utilizzo del legno può essere interessante anche per quanto riguarda le ristrutturazioni. Per esempio, nei tetti può sostituire materiali più pesanti, in modo da alleggerire le strutture. Oppure può essere inserito nelle pareti tramite i pannelli X-lam, che sono intrinsecamente antisismici.
Per quanto concerne la manutenzione, nel caso del legno è davvero minima: bisogna soltanto evitare che il materiale marcisca, che si formino funghi, che ci sia umidità interna senza sfogo.
«In Italia – spiega ancora il professor Chiaia – è difficile paragonare le capacità antisismiche degli edifici in legno con quelli, per esempio, in cemento armato. Anche perché siamo abituati a case in legno di due o tre piani, non di più, contro gli 8-10 piani di quelle in cemento armato. Ma è anche vero che ad Amatrice la maggior parte delle case crollate erano appunto di 2-3 piani; e di certo non erano di legno, visto che in Italia le costruzioni fatte interamente con questo materiale si trovano quasi solo in Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia».
Infiammabilità e resilienza
Per quanto riguarda i dubbi sull’infiammabilità e la durabilità del legno, che negli anni hanno frenato l’uso di questo materiale per la costruzione di case ed edifici, Chiaia è convinto che ormai siano stati del tutto dissipati.
Mentre sulla sua resilienza davanti ai fenomeni tellurici, il professore cita un esempio significativo: «Pensate alle pagode giapponesi, che sono costruite in legno e sono alte anche 30 metri. Hanno resistito e resistono a centinaia di eventi sismici, anche molto forti. E il merito è proprio del materiale leggero ed elastico e delle connessioni lasche tra i pannelli. Quando c’è una scossa, le pagode vibrano e ondeggiano, senza mai crollare. Questo fenomeno è conosciuto in Giappone come “danza di serpente”, per il particolare tipo di movimento che si viene a creare. In realtà è semplicemente la capacità che ha il legno di adeguarsi alla natura». Come solo un materiale naturale può fare.
Obiettivo resilienza
«Il primo aspetto da considerare, quando si costruisce una casa, è la sua resilienza. Un concetto che si può riassumere nella capacità di un materiale di assorbire un urto, un evento avverso, senza rompersi o crollare». A parlare è Piero Pelizzaro di Climalia, start-up che fornisce supporto specializzato sull’adattamento ai cambiamenti climatici e la resilienza sistemica. «Non parlo solo di terremoti – spiega –, ma anche di alluvioni, trombe d’aria, piene di fiumi, incendi e tutti gli eventi naturali avversi. L’Italia è una zona sismica, dove c’è un forte impatto degli agenti atmosferici. È dunque giusto domandarsi se e dove è il caso di costruire e dove invece è meglio non sfidare la natura. È giusto ricostruire Amatrice? Dando un parere puramente tecnico, forse no. O per lo meno non in quello stesso territorio, che ormai, è chiaro, è a forte rischio di nuovi fenomeni. Probabilmente sarebbe più saggio lasciare spazio alla rinaturalizzazione della zona, o comunque limitarsi a costruire strutture leggere e fortemente antisismiche.
L’altra questione è se oggi ha ancora senso costruire edifici destinati a durare anche più di 70/80 anni.
È impossibile infatti prevedere come cambierà un territorio, le future esigenze e gli eventuali miglioramenti tecnologici. In alternativa, bisognerebbe capire come modernizzare le abitazioni. L’ultimo aspetto interessante riguarda invece il come costruire: con che materiali, con quali tecniche, che accorgimenti tenere. Il consiglio è: pensare sempre anche all’imprevedibile. E quando comprate una casa, chiedete tutta la documentazione che certifica i materiali utilizzati e gli studi pregressi effettuati sull’edificio».
Di tutti questi temi si è parlato a dicembre a Rovereto, durante un evento organizzato proprio da Climalia, con Rena e GeoAdaptive: una Scuola di Resilienza, rivolta ad amministratori, professionisti e ricercatori, “per pianificare territori ed economie più sicuri”.
A cura di Daniele Angi
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