Cinemambiente compie 20 anni: ce lo racconta il suo fondatore
Quest’anno CinemAmbiente compie 20 anni: è nato nel 1998 grazie a Gaetano Capizzi, fondatore e direttore del festival. Si tratta del più importante festival cinematografico italiano in cui si trattano tematiche ambientali. Dopo due decenni è arrivato il momento di rinnovarlo, per andare incontro alle richieste di un pubblico più esigente.
CinemAmambiente 2017: il programma
La 20a edizione del Festival è la prima che si tiene nell’Era Antropocene, la nuova epoca geologica segnata dalle attività umane da poco formalmente riconosciuta dalla società scientifica internazionale. La coincidenza temporale sarà spunto ideale per Il punto di Luca Mercalli, che apre ufficialmente il cartellone degli appuntamenti (31 maggio ore 21) che andranno avanti fino al 4 giugno.
L’apertura del Festival è stata annunciata da un grande arazzo in lana di 16×4 metri, in cui campeggia la scritta “20° CinemAmbiente”, allestito di fronte alla Mole Antonelliana: una composizione di da 1100 pezzotti colorati, realizzati a maglia e all’uncinetto da parte del gruppo “InGenio diritto e rovescio”.
In occasione del Festival CinemAmbiente, al calar delle tenebre, avrà inizio Visioni della sesta estinzione: una facciata della Mole Antonelliana, monumento-simbolo di Torino, diventerà display dinamico per una spettacolare proiezione, realizzata da VJs Kidddz, di splendide immagini di vertebrati in via d’estinzione, intercalate da disegni d’epoca di specie già estinte. Le proiezioni si ripeteranno fino al 4 giugno, ogni sera, a cadenza oraria: 21.30, 22.30, 23.30. Lo scopo dell’iniziativa è sensibilizzare l’opinione pubblica, attraverso un messaggio che unisce rigore scientifico a accattivanti metodiche di comunicazione, sul problema delle specie a rischio. La proiezione sulla Mole Antonelliana è il prequel di una grande mostra, intitolata “Estinzioni. Biodiversità dei vertebrati in allarme rosso”, che sarà realizzata a novembre e che presenterà una selezione di esemplari zoologici storici del Museo di grande pregio, estinti o minacciati, spesso risalenti a epoche d’oro dell’esplorazione naturalistica.
Altra iniziativa che accompagnerà tutto il festival è l’installazione interattiva Atlas Bormida, opera digitale collettiva frutto di un lavoro culturale e investigativo sui luoghi e sulle storie di una Valle in una delle zone più boscose d’Europa, interessata dal fenomeno della grande industria nei decenni passati, ma risparmiata dalla diffusa cementificazione di altre aree limitrofe. Costituita da fotografie, video, testi, riferimenti ipertestuali e materiali provenienti da archivi pubblici, associazioni, imprese e privati, progettata e realizzata sotto forma di storytelling interattivo e multimediale, Atlas Bormida reinterpreta un formato utilizzato da inchieste giornalistiche e progetti artistici internazionali. Sia opera digitale online, sia installazione temporanea nello spazio fisico, inaugura una modalità di produzione culturale e pubblicazione inedita in Italia.
Tutte le info sul festival sul sito ufficiale.
Ma come si è evoluto il festival in questi 20 anni? Ce ne parla Graziano Capizzi in un’intervista.
Com’è cominciato tutto?
Nel 1996, anno in cui cadeva il decennale di Cernobyl, con la mia associazione Pervisione organizzammo a Torino una rassegna di film sul nucleare. Fu il nostro primo passo nel mondo del cinema ambientale. Trovammo tantissimo materiale e ci rendemmo conto che attraverso il cinema si poteva dare un’importante testimonianza. Visto il successo, l’anno seguente il Comune di Torino ci propose di organizzare un festival su temi ambientali: nasceva così, nel 1998, la prima edizione di CinemAmbiente.
Da allora il festival è cresciuto di pari passo con la coscienza ambientale del pubblico. E anche con la qualità del cinema dedicato all’ambiente…
Ci siamo trovati nel mezzo di un fenomeno che stava emergendo. Da allora si sono evoluti l’opinione pubblica e il dibattito politico, ma contemporaneamente è cambiata anche la situazione ambientale. Il cambiamento climatico è una realtà: vent’anni fa si parlava di ambientalismo come di una posizione ideologica, ora siamo di fronte a innegabili dati di fatto. Nello stesso tempo si è sviluppato anche il cinema ambientale. Dai documentari militanti autoprodotti si è arrivati oggi a film di grande qualità tecnica e artistica. La vera svolta si è avuta quando il mercato si è accorto che esisteva un pubblico per questo tipo di film, grazie a fenomeni da botteghino come “La marcia dei pinguini”, il documentario che ha incassato di più nell’intera storia del cinema. Inoltre anche il cinema “normale” ha cominciato a sposare messaggi ambientalisti. Insomma, abbiamo intercettato una tendenza.
Siete stati dei pionieri…
Sì, tant’è vero che dopo CinemAmbiente sono nate altre manifestazioni simili. Nel 2010 abbiamo anche fondato una rete internazionale, Green Film Network, per riunire 40 festival da tutto il mondo, che a noi fanno riferimento.
Se vuoi leggere l’intervista completa a Gaetano Capizzi su CinemAmbiente e sull’evoluzione del cinema dedicato alle tematiche ambientali puoi acquistare il n.88 Maggio-Giugno di Casa Naturale in edicola oppure leggi l’edizione digitale a questo link.
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