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Intervista a Mario Tozzi

di Redazione Casa Naturale

Intervista a Mario Tozzi

Mario Tozzi non possiede l’auto, che considera un inutile e incivile monumento allo spreco, usa il car sharing e la bici, ma non e’ un uomo d’altri tempi, anzi.  Mario Tozzi, delinea, per i lettori di Casa Naturale, il futuro delle società “energivore”
Quando parla tiene tutti incollati alla tv per il suo modo di comunicare asciutto e tagliente, privo di buonismo, con cui affronta i più grossi problemi del nostro tempo: primo fra tutti lo stato di salute del nostro pianeta. Ai lettori di Casa Naturale concede parte del suo tempo, e del suo viaggio verso l’Elba parlando anche di sé e svelando alcune delle sue abitudini “eco” che, prima di essere un’etichetta o una scelta culturale, rappresentano il suo naturale modo di essere. Senza nascondere una grande preoccupazione o pessimismo che dir si voglia: il crescente bisogno di energia da parte delle società avanzate, destinato, a breve, a restare senza risposta. A patto che non succeda qualcosa di traumatico e si riparta da zero.

Com’è nato il suo approccio ai temi della salvaguardia ambientale?
Beh, è una cosa di lunga data, che nasce dalle cose che ho studiato. Io sono un geologo, da 30 anni ormai studio scienze della terra e conosco bene il pianeta perché l’ho girato per lungo e per largo. E poi da un’esperienza su campo, oltre che da una passione innata.

Lei si occupa dei problemi dell’ambiente da ricercatore, conduttore televisivo e radiofonico e divulgatore scientifico. Pensa che stia aumentando la sensibilità collettiva verso la salvaguardia ambientale?
Da ricercatore sono dipendente dell’Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria, di Roma,
e poi mi occupo dell’ambiente come divulgatore, perché ho modo di conoscere molte persone che operano in questo campo, di leggere i loro libri e di verificare sul campo le situazioni problematiche legate all’approvvigionamento dell’acqua, dell’energia e dello smaltimento dei rifiuti. E sono cose che vado a cercare anche per la mia trasmissione. Non credo affatto che stia aumentando la sensibilità verso questi temi. Forse cambia a parole: molti si dicono sensibili all’ambiente, ma nei fatti non mi pare che le cose migliorino, anzi, in un certo senso peggiorano.

 

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Il suo libro, L’Italia a secco, delinea uno scenario preoccupante riguardo al nostro futuro energetico. Ci dia un motivo per essere ottimisti: pensa che le società “energivore” possano compiere la rivoluzione necessaria ad un’inversione di rotta?
Direi di no. Non posso dare alcun elemento positivo e non mi pare che ci sia, perché qui si rischia di aver superato il punto di non ritorno e di guardarlo negli specchietti retrovisori. La situazione è gravissima dal punto di vista energetico perché gli uomini hanno sempre più bisogno di energia e non sanno effettivamente come fare per produrla. Dunque, se non ci sarà un “trauma”, non credo che ci saranno inversioni di tendenze significative: qualcosa come l’embargo degli anni ’70 sul petrolio; però più su larga scala, che riguarderà tutte le vecchie fonti di energia. Dopo si potrà discutere, prima mi pare difficile: gli interessi sono troppo forti.

Lei si è occupato, attraverso un’attenta analisi, di individuare nel nostro Paese i bacini energetici più importanti. Ce ne parla?
Se si riferisce alle possibilità che ha l’Italia di sviluppare altri tipi di energia, io ho discusso intanto di quello che conosco meglio, i bacini geotermici, cioè quelli che sfruttano il calore della terra. In Italia la geotermia, rispetto alle rinnovabili, dà un’ottima quota parte, anche se ovviamente è molto bassa, però potrebbe essere sviluppata ancora di più. Per il momento questa fonte energetica riguarda la Toscana, dove quasi il 25% della popolazione ha energia dal calore della terra, ma si potrebbe fare qualcosa di più nell’alto Lazio, in Campania e in Sicilia. E ancora non si fa. Questo è un aspetto, poi c’è il solare. L’Italia è un paese che ha una forte insolazione, nel Meridione d’Italia addirittura molto forte, ed ha invece un ordine di grandezza di pannelli fotovoltaici o di collettori solari installati inferiore, rispetto a paesi che hanno il 60% di insolazione in meno, come la Germania o l’Austria. La contraddizione deve essere sanata, e forse questa è la più grossa prospettiva che c’è. Ora, nel nuovo programma governativo l’energia solare viene giustamente incentivata e speriamo che in questa maniera finalmente decolli.

Passiamo alla sfera personale… ci parli dei suoi comportamenti ecologici e del suo rapporto con la natura.
Mah, i miei comportamenti non li definirei nemmeno “ecologici”: sono i miei comportamenti tout court. Io non ho l’automobile, non perché non la trovi comoda, ma perché ritengo sia un assurdo e incivile monumento allo spreco energetico. E quindi ho deciso di non guidarla più, se non l’auto collettiva. Sono iscritto al car sharing romano: con una tesserina prendo l’auto quando mi serve, la benzina ce la mettono loro, io pago per i chilometri che faccio e per il tempo che la tengo. E quindi concentro le cose che devo fare in auto quando prendo quella macchina e anche quando devo andare in un’altra città ne affitto una. In questo modo riduco, anzi azzero, i miei spostamenti in auto. Poi, ho un ciclomotore ecologico che si spegne dopo tre secondi, per ripartire girando semplicemente una manopola. Quando lo cambierò passerò allo scooter elettrico. Per il resto, vado parecchio in bicicletta, ma anche a piedi o con il mezzo pubblico. Forse eccedo un po’ in aeroplani, ma per il mestiere che faccio non posso fare altrimenti. In casa sto attento a scollegare gli impianti in stand by con delle ciabatte, oppure ricordandomi semplicemente di attaccarli solo quando mi servono; cerco di sostituire volta per volta le lampadine con quelle a basso consumo e gli elettrodomestici con quelli in classe A+. Non ho scaldabagno elettrico, ho una caldaia e quando sarà arrivata alla fine del suo ciclo vitale la sostituirò con una a condensazione, sempre a gas ma molto risparmiosa. Sono queste più o meno le cose che faccio.

di Floriana Morrone

Riproduzione Riservata

Intervista pubblicata sul numero di maggio/giugno 2007 di Casa Naturale

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