Robin Hood Army: ridistribuire gli avanzi
I numeri parlano chiaro: ad oggi la Robin Hood Army conta 600 volontari distribuiti in 15 città; questi nuovi eroi sono in grado di distribuire, ogni giorno, 5 mila pasti alle persone meno fortunate. Ma come funziona questo sistema e da dove nasce l’idea? Potenzialmente, si tratta di un concetto semplice, replicabile e di senso immediato: gli avanzi di cibo dei ristoranti, che altrimenti andrebbero buttati creando sprechi eccessivi, vengono raccolti dai volontari che, dopo aver sviluppato un’ottima conoscenza della loro area d’azione, li distribuiscono a chi ne ha più bisogno, aiutando in modo concreto le comunità più povere. I protagonisti di questa associazione di volontariato, sviluppata da Neel Ghose e Anand Siha, sono per la maggior parte giovani professionisti, consapevoli dei problemi legati allo spreco e, nello stesso tempo, preoccupati per le fasce più povere di residenti nelle loro città. Un dettaglio concreto: la Fao dichiara che un terzo degli alimenti viene buttato lungo il ciclo di lavorazione che va dai campi alle case.
Ne consegue una ricchezza dissipata corrispondente a 750 miliardi di dollari da ricondurre sia all’energia consumata per produrre, trasportare e conservare lo spreco (che comporta l’11% delle emissioni serra), sia all’acqua sprecata (3 volte il lago di Ginevra secondo i calcoli di Riccardo Valentini).
Numeri inquientanti, ancora di più nelle aree in cui la Robin Hood Army si è sviluppata ed è attiva. Ci si trova, infatti, nelle maggiori metropoli dell’India e del Pakistan, aree in cui la denutrizione e la malnutrizione sono problemi sociali molto presenti.
Il modello a cui i nuovi Robin Hood si ispirano è il “Re-food 4 good”, progetto nato nel 2011 a Lisbona, in Portogallo. In quell’anno, dopo una severissima crisi economica, molti portoghesi di fascia media furono costretti a scegliere se comprare medicine o cibo. Consapevole di questa sempre crescente difficoltà, Hunter Halder, un cittadino statunitense residente in Portogallo, sviluppò un piano di aiuti che, in breve tempo, raggiunse risultati molto importanti.
Prima alcune decine, poi centinaia di cittadini di Lisbona, infatti, hanno evitato di andare letto con la pancia vuota. Attualmente, seguendo le indicazioni della stampa locale, la rete di aiuti comprende 300 volontari che distribuiscono gli avanzi forniti da oltre un centinaio tra ristoranti, panifici, bar e tavole calde. La consegna, visti i numeri, non avviene più solo porta a porta a bordo di una bicicletta: l’organizzazione si è dotata, infatti, di un centro operativo situato dietro la Chiesa di Nossa Senhora de Fátima, in uno spazio messo a disposizione dal Patriarcato.
Novelli Robin Hood, dunque, che non rubano ai ricchi ma tolgono agli spreconi, per dare avvio ad una filiera virtuosa in grado di raggiungere diversi risultati: nutrire chi non ha altri mezzi per farlo, sensibilizzare i cittadini, coinvolgere i ristoranti in modo che non buttino più via avanzi ancora perfettamente commestibili, e arricchire la quotidianità dei volontari. Secondo la testimonianza del fondatore della Robin Hood Army, la maggior parte dei volontari attivi in india e in Pakistan, in città complicate come Karachi, Delhi o Mumbai, sono
giovani lavoratori, con un atteggiamento sensibile verso i meno fortunati e in grado di dedicare una parte importante del loro tempo libero per permettere all’organizzazione di svilupparsi aiutando un numero crescente di connazionali.
https://www.facebook.com/robinhoodarmy
a cura di Antonia Solari
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