Tree House, zero barriere
Il punto di partenza per la definizione della Tree House è stato un fatto personale: la madre di una famiglia molto articolata e piena di impegni si è trovata improvvisamente a dover passare le proprie giornate su una sedia a rotelle, confinata in un’unica stanza per colpa delle barriere architettoniche dell’appartamento esistente.
La casa di famiglia, infatti, era composta da una coppia di tradizionali cottage londinesi in mattoni, risalenti al 1830, uniti e parzialmente ristrutturati negli anni Settanta ma con un grave problema: ciascun ambiente si trovava su livelli diversi, anche rispetto al giardino che circonda l’insieme residenziale. Partendo da questi presupposti, gli architetti Stephanie Macdonald, Tom Emerson, John Ross, Alice Colverd e Cécile David dello studio britannico 6a architects hanno sviluppato un ampliamento, che rappresentasse la nuova ala dell’abitazione e rispondesse a due obiettivi: abbattere le barriere architettoniche e rendere l’involucro meno energivoro.
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L’estensione ospita una nuova camera da letto con il proprio bagno e da qui si sviluppa un nuovo corridoio a rampa, che collega questi ambienti alle zone residenziali precedenti e anche al lussureggiante giardino che circonda i cottage. L’esterno della struttura è rivestito con legno recuperato, mentre all’interno i pannelli di legno che rivestono le pareti sono dipinti di bianco. Grandi vetrate aprono la vista dallo stretto corridoio verso il deck curvo rivestito in legno e studiato in modo che la sua geometria circondi il grande albero centrale, un Sommaco, e segua le altre piante storiche, da eucalipti a sempreverdi.
La casa di famiglia è stata così riorganizzata, in modo che la madre riesca a raggiungere agevolmente la posizione centrale per avere una quotidianità confortevole e alle originali colonne in cemento è stata affiancata una veranda in legno, materiale selezionato per la sua coerenza con la tipologia tradizionale in laterizi. Grazie allo stile architettonico applicato, il nuovo corpo, distribuito su circa 60 metri quadrati, è un esempio di efficienza energetica e di contenimento dei consumi: il legno, strutturale e di rivestimento, risponde alle necessità di isolamento dell’edificio e gli permette di avere un comportamento termo-igrometrico di massima resa.
L’ampliamento studiato dagli architetti ha diversi punti di forza: è polifunzionale e flessibile, ha la struttura in legno, comprendendo anche le fondazioni, ed è molto semplice nella sua composizione: la pianta è aperta e il materiale fondamentale è solo uno, il legno. Ora, da qui, si possono raggiungere il giardino e il primo livello dei cottage senza incontrare dislivelli inaccessibili e la routine di famiglia è ripartita senza ostacoli.
Gli architetti dello studio 6a Architects, fondato da Stephanie Macdonald e da Tom Emerson, si occupa di progettazione a diversi livelli, dal residenziale a strutture di dimensioni maggiori. Stephanie ha collaborato anche con Tom Dixon e per diversi progettisti a Berlino; Tom ha studiato architettura a Bath e Cambridge e ha insegnato in diversi politecnici britannici.
di Antonia Solari
foto di Johan Dehlin/6a architects
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