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Il ritorno delle portinerie di quartiere

di Sara Perro

Il ritorno delle portinerie di quartiere

Recuperano pacchi. Prestano aiuto alle persone anziane. Offrono contatti e aiuto per piccoli lavori di manutenzione. Organizzano servizi a domicilio, dall’innaffiare le piante a prendersi cura degli animali domestici. Sono le portinerie di quartiere, un nuovo modello di economia collaborativa e partecipativa.

Finito il tempo dei custodi e dei portinai dei palazzi, la società si è evoluta e ha trovato un nuovo modo di rispondere ai problemi quotidiani delle persone. Il primo esempio di questo tipo è nato nel 2015 in Francia e da lì si è presto diffuso: «Sono esperienze figlie di un cambiamento culturale portato avanti dalle piattaforme collaborative che si sono diffuse in questi anni – commenta Marta Maineri, fondatrice del sito Collaboriamo.com e consulente e formatrice sui temi che riguardano la sharing economy -. Un fenomeno che sembrava solo digitale si è evoluto in azioni sul territorio».

Dall’online alla realtà il passo quindi, per una volta, è stato breve. E positivo. E ci è voluto poco perché l’Italia imparasse dai cugini d’Oltralpe e adattasse alle proprie esigenze un movimento culturale che ha come base il concetto di condivisione, mutuo aiuto e la costruzione di nuove forme di socialità. Nel nostro Paese gli esempi sono molti: Portineria 14 ha sede in un bar ed è nato dall’idea di tre amiche. Offre servizi gratuiti agli abitanti del quartiere in zona Porta Ticinese a Milano, dal ritiro dei pacchi alla ricerca di un idraulico per la perdita in casa. È un luogo che ha come obiettivo di ricostruire il tessuto sociale della zona. «Sono esperienze che possono nascere in contesti molto diversi – prosegue Maineri -. Alcune sono in zone prestigiose, altre periferiche e con difficoltà. In certi casi servono dei quartieri, in altre nascono per aiutare dei caseggiati. Ma la matrice comune è il legame con il territorio, l’offrire servizi che vengano incontro alla domanda e offerta dei cittadini e l’intenzione di ricostruire relazioni».

A Genova è nato il Mani-Man, che in dialetto significa “non sia mai”. Una figura che è un incrocio tra un educatore, un custode sociale e un portinaio e che si dedica alla cura degli stabili che si affacciano su Piazza Palermo, nel quartiere della Foce a Genova. L’idea ha visto la partecipazione del Municipio Medio Levante del Comune di Genova, ANACI, Associazione Nazionale degli Amministratori Condominiali, AMIU, la partecipata comunale dei rifiuti e la Compagnia di San Paolo.

A Trecate, in provincia di Novara, è nato Cocodé – Comunità collaborativa di esperti, anche in questo caso con il finanziamento della Compagnia di San Paolo e la collaborazione dell’Associazione HousingLab, di Novacoop, Fnp Cisl Piemonte e la onlus Anteas. Il servizio più richiesto è la spesa a domicilio visto l’alto numero di anziani che vivono nella zona. Vengono poi organizzati corsi e si mettono in contatto domanda e offerta in base alle richieste di aiuto degli utenti. In diversi casi, la nascita di queste esperienze è stata favorita dalla vincita di bandi, finanziamenti pubblici, aiuto di fondazioni o sponsor privati. Sul come rendere del tutto sostenibili e autonome economicamente queste realtà non c’è ancora una risposta precisa.

Eleonora Brambilla, impegnata in Collaboriamo.com e in Housing Lab, ha seguito la nascita del progetto piemontese: «Nel caso di Cocodè il coinvolgimento di Coop è importante. Offre uno spazio in un centro commerciale frequentato, aiuta nel lavoro di comunicazione e informazione. Trovare dei partner privati è una possibilità. Per esempio se Coop vedesse che Cocodè funziona, potrebbe decidere di proporlo in altri centri commerciali. Il contesto è importante così come trovare il modo di esportare e diffondere un progetto di questo tipo».

Lulù aiutami tu!

Lulu dans ma rue (Lulu nella mia strada) è il nome del primo portierato di quartiere, nato nel 2015 a Parigi con il sostegno del Comune. La prima edicola che non vende giornali, ma risolve problemi si trova nel cuore della Ville Lumière, nel Marais. Il primo anno, in meno di dieci mesi, ha risolto più di 4000 richieste. Sono state innaffiate piante, aiutati bambini a fare i compiti, fatte le pulizie, preparate cene, riparati rubinetti, portate spese, spesso qualcuno ha soltanto tenuto compagnia a un anziano che si sentiva solo. Ora esistono diversi punti sparsi per la città e per chiedere un servizio si può telefonare, inviare una mail o passare all’edicola. Si spiega di cosa si ha bisogno e il portiere di turno trova l’uomo o la donna (idraulico, pollice verde, esperto informatico, studente, pensionato, ex disoccupato, magari il vicino di casa) in grado di svolgere il lavoro richiesto. Le tariffe sono modiche e il costo è detraibile dalle tasse al cinquanta per cento.

Il ritorno delle portinerie di quartiere

di Sara Perro.

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